2 Commenti
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Avatar di Giovanni Zezza

Ciao, complimenti per la newsletter, molto interessante.

Il trend che presenti è davvero figo e super visivo — e per questo, come dici, funziona benissimo in un momento in cui l’attenzione è merce rara, soprattutto sui social.

Mi hai fatto venire in mente una riflessione più ampia (e anche un’idea per una prossima newsletter), che riguarda l’impatto reale dei trend sul branding.

Secondo me, oggi i trend hanno un ciclo di vita sempre più breve. Una volta che 3-4 brand li hanno replicati, e con l’attention span ai minimi storici, diventa difficile per chiunque “farli propri” davvero.

Funzionano più come tattiche per generare hype momentaneo che come leve per costruire un brand nel tempo.

E spesso, anche chi arriva per primo non ne ricava un valore duraturo, vista la facilità con cui certe idee vengono copiate.

Insomma, questo (e altri) trend sono divertenti e interessanti, ma rischiano di rimanere superficiali se non si legano a valori profondi del brand.

Tu come vedi il rapporto tra brand e trend, al netto del caso specifico?

Prometto che ogni riflessione scaturita da questa conversazione sarà opportunamente citata! 😉

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Avatar di Marta Vannelli

Ciao Giovanni, grazie mille per questa domanda... molto interessante :)

Quello che dici è vero ed in parte è legato al discorso di spettacolarizzazione che ha portato l'ascesa dell'oversized marketing, per esempio.

Le persone oggi sono costantemente alla ricerca di nuovi stimoli: si annoiano in fretta, vogliono essere sorprese, coinvolte, emozionate. Per questo la creatività dei brand si muove tra online e offline, cercando di costruire esperienze sempre nuove, capaci di generare hype e attenzione.

In questo contesto, credo che la vera abilità dei brand (guidati da imprenditori visionari, brand manager o consulenti consapevoli) sia saper definire una solida architettura identitaria e costruire su di essa uno storytelling coerente. Uno storytelling capace di evolversi, adattarsi al mercato e alla sensibilità delle persone, senza snaturare il posizionamento del brand ma anzi rafforzandolo.

È un dialogo continuo tra ciò che il brand è, ciò che il pubblico si aspetta e la direzione in cui si muove il mercato. Forse l’immagine è un po’ strana, ma io me lo immagino come una boa: seguiamo la corrente, ci spostiamo con essa, ma alla fine torniamo sempre – più o meno – al nostro punto d’origine.

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